Racconti in valigia: Viaggiare è volare via dal qui e ora

Manuela, una consulente e cuoca healthy Food e autrice del sito Manuelabillo.it , ha risposto ad alcuni frequenti dilemmi, specialmente delle nostre viaggiatrici: come mantenere un regime alimentare equilibrato anche in viaggio. Ecco a voi i suoi consigli:

Ci parli un po’ di lei e del suo lavoro

Sono Manuela Billo, classe 81 e veronese doc. Ho vissuto per 36 anni nella provincia di Verona a 35 km dal centro città dove attualmente risiedo da circa un anno. Ebbene si, non è un caso che i numeri mi accompagnino nella mia presentazione.

Ho infatti una formazione per il 100% scientifica, dal diploma alla laurea, anche se in parallelo ho deciso di assaporare vie differenti seppur sempre molto pratiche: mi sono iscritta in età matura alla scuola alberghiera e, ottenuto il diploma, ho lavorato affianco a colleghi molto preparati e giovani, potevo essere la loro mamma.

Questo gap fu molto pesante in alcune circostanze ma fortunatamente la mia ostinazione mi ha portato ad accettare situazioni non sempre così favorevoli e ad affrontare con grinta sempre nuove sfide in realtà molto differenti tra loro. Dal ristorantino chic alla trattoria, da alberghi inseriti in contesti naturalistici isolati nel parco dell’Aveto alla baita frequentata da centinaia e centinaia di persone al giorno in una zona rinomatissima della Val Gardena.

Poi ho detto un grazie infinito a tutti coloro che mi hanno presa per mano ed accompagnata in questo bellissimo ma duro viaggio tra le cucine d’Italia.

Ho rispolverato il mio titolo di studio, la mia laurea in statistica e gestione delle imprese e l’ho coniugata alla grande impresa che più mi affascina. Beh lo avete capito, è quella della ristorazione.

Da qui è partito un nuovissimo percorso, tutto da costruire step by step in cui il mio focus era ed è quello di prendere per mano tutti coloro che vogliono iniziare un cammino healthy: dal gestore/titolare settore ho.re.ca. al privato, trasmettendo le mie conoscenze dettate dagli studi e consolidate da periodi di formazione sul campo. Poi, le ho arricchite con il concetto “salutare”: zero prodotti raffinati, poca carne a favore dei legumi, uso di svariate spezie, abbinamenti particolari con sensibilità ed attenzione a chi presenta intolleranze/allergie alimentari o a chi, per scelta, si avvicina al mondo vegetariano e vegano. Il tutto in ricette molto semplici da replicare.

Ampio spazio sto dedicando a quelle attività ristorative che ricerchino una figura di riferimento che si occupi della gestione del personale della cucina con stesura di manuali operativi, strategie di organizzazione per l’approvvigionamento, stesura di nuovi piatti o menù dedicati ai comparti per me “sensibili”, analisi di mercato e della concorrenza, calcolo del food e molto altro.

Il bello del mio lavoro è che non ha confini e più mi addentro e più posso specializzarmi ed offrire pacchetti su misura alle esigenze del cliente.

Quanto è importante il meal planning nel raggiungimento degli obiettivi dietetici? Può aiutare anche ad affrontare lunghi viaggi in aereo senza sentirsi gonfi e stanchi?

Il meal planning è sinonimo di organizzazione. Arrivare a questo concetto significa essere a metà dell’opera. Importantissimo quindi per costruire un percorso che porterà a risultati concreti che definirei healthy più che dietetici. La dieta purtroppo è ancora vista come una rinuncia invece che un volersi bene e voler bene.

Portare ad avere un’attitudine positiva e a meravigliarsi di quanto di buono esista di non ancora esplorato nel mondo food, è uno degli step primari che affronto con chi inizia con me un percorso healthy.

Un lungo viaggio in aereo? Non è che una delle innumerevoli circostanze in cui una persona deve nutrirsi. Pertanto, dopo aver capito che l’organizzazione è la base per gestire al meglio ogni cosa, ovviamente anche un viaggio può essere la prova del nove della propria disciplina e volontà a volersi bene.

Il viaggio diviene fonte di ispirazione per nuove ricette? C’è stato un viaggio tra tutti che le abbia fornito particolari stimoli culinari?

Se proponessi a 10 persone di fare la stessa ricetta, avremmo 10 diversi risultati. Questo perché, ed è la cosa che amo del mondo food, non sono solo le quantità differenti a fare un risultato dissimile, ma la soggettività che è continuamente stimolata da emozioni che nascono da circostanze, luoghi, momenti. Quindi anche il viaggio è sicuramente uno starter per nuove ricette e progetti.

Voglio raccontarvi della mia prima volta negli USA.. fui scioccata, mi spiego: 11 ore di volo, nessuna preparazione su ciò che mi aspettava, solo tanta voglia di esplorare un continente così distante. Ero consapevole che non avrei trovato la “mia” dieta healthy molto facilmente ma non mi ero posta nemmeno molti problemi vista la fortuna di poter alimentarmi senza restrizioni. Più passavano i giorni però e più mi sentivo debilitata.

Quell’organizzazione di cui ho parlato prima non c’era volutamente stata e ora ne stavo pagando le conseguenze: mangiavo in maniera non equilibrata ogni pasto e la mia ostinazione a non entrare in ristoranti italiani (sono in America, pensavo) mi ha portato a vivere al massimo quell’esperienza che reputo col senno di poi, fantastica!

Un mese dopo, feci un altro viaggio negli USA affrontato in modo completamente differente. E proprio quest’ultimo mi ha fornito un sacco di spunti che tutt’ora mi permettono di stilare nuovi post sulla mia pagina Facebook Infoodiamoci, creare ricette e il terzo ebook che tratterà dei tipici dolci americani ma con una mia rivisitazione healthy. Quest’ultima elaborazione, uscirà dopo a “The best of Infoodiamoci”, in consegna tra tre mesi, a dicembre.

Concludo dicendo che per me viaggiare è volare, essere traghettati, trasportati via dal qui e ora. Viaggiare è ogni volta che sento una rivoluzione di emozioni che si riversano in me e che mi danno quello slancio propositivo che mi fa riempire i miei planning con ricette, progetti e perché no, grandi sogni.

Anche rimanendo ferma nello stesso luogo. Un esempio? Il passaggio dall’estate all’autunno è una catapulta che mi proietta in una nuova dimensione ricca di entusiasmo e forza. Tutto ciò è davvero stimolante.

Quando viaggia, tendenzialmente, come seleziona i ristoranti dove mangiare? Intuito, Tripadvisor, consigli dei locali? E’ importante l’apparenza esteriore del ristorante?

Quando mi concedo di staccare dalla quotidianità, non importa che sia per 3 giorni o più; gli obiettivi sono sempre gli stessi: entrare nel nuovo territorio e fondermi con la cultura e caratteristiche che lo compongono. Non mi vedrete mai quindi in quelle catene alberghiere che sono tutte uguali in qualsiasi parte del mondo voi andiate, prive di personalità e ricche solo di confort.

E così la scelta del dove e come nutrirsi. Se mi trovo in Italia, assaggio il cibo locale, quello che loro preparano e si tramandano da generazioni e che rendono quel luogo unico. Ho la fortuna di non aver alcuna intolleranza alimentare e questo mi permette di non escludere nulla e nemmeno di sentirmi in difetto se per una settimana ho mangiato “non in linea” con la mia filosofia healthy che porto avanti per tutto il resto dell’anno.

Se sono all’estero, dove la cultura del cibo è completamente differente, assaggio ugualmente quanto il luogo propone con il riserbo di non eccedere in preparazioni troppo differenti per non poi guastarmi il resto della vacanza. 😊

Beh, che l’occhio voglia la sua parte è abbastanza scontato e quindi un senso di poca pulizia, trasandatezza e contesto poco rilassante, di sicuro non possono essere un buon biglietto da visita.

 

Grazie Manuela, la tua intervista aiuterà noi ed i nostri lettori a non perdere la “bussola alimentare” durante i viaggi.

Grazie a voi Rolling Pandas per questa piacevole esperienza!